Angelina Yershova pubblica Piano’s Abyss

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angelina yershova

Angelina Yershova è una pianista compositrice kazaka da tempo residente a Roma al centro di una serie di progetti musicali di grande spessore innovativo.

Sarebbe lungo elencare le importanti performance legate alle sue attività di concertista di musica contemporanea o di autrice di colonne sonore, nell’ambito dell’elettronica ha fondato la label “Twin Paradox Records” con la quale diffonde alcuni lavori sperimentali. E’ uno degli esempi di artista internazionale che ancora fa di Roma il trampolino di lancio delle proprie attività creative verso il resto del continente, un ruolo che la metropoli capitolina ricopre con difficoltà a causa dell’assenza totale di serie politiche a favore della cultura.
Tra le attività di Angelina Yershova in questi anni c’è stata l’ideazione del formato “astroconcerto”, una performance condivisa con un astrofisico in cui l’esecuzione musicale si combina alla divulgazione scientifica attraverso una rappresentazione multimediale e multidisciplinare incentrata su tematiche legate all’astrofisica e all’astronomia.
“Piano Abyss” è un lavoro che sta al centro di un progetto più vasto nel quale Angelina esplora le possibilità dello strumento principe della musica classica e acustica, il pianoforte, del quale l’artista è una mirabile strumentista.
La ricerca messa in atto da Angelina è quindi incentrata sul pianoforte sollecitato nei modi più disparati affinché generi diverse possibili combinazioni sonore, è visto quindi come generatore timbrico.
La complessità tecnica dello strumento e le differenti tipologie di materiale con i quali è costruito, le diverse tipologie di sollecitazione meccanica con le quali è possibile stimolarne la produzione di suoni, consentono all’autrice di generare una vastissima tavolozza timbrica che diventa la materia prima di successive manipolazioni digitali.
E’ infatti il binomio acustico-digitale, in particolare pianoforte-computer, il motore del progetto. Le coltri di risonanze acustiche processate si costituiscono in droni pulsanti di armoniche, in cortine di suono in continua mutazione.
Il lavoro si apre con “Immersion” una composizione in cui fasce sonore avvolgono completamente il campo d’ascolto, l’origine pianistica è sempre intuibile e il suono del piano emerge con cellule melodiche essenziali, “Suspense” è un brano enigmatico, in cui i suoni si muovono come soffi di vento nella spazializzazione stereofonica e permettono l’emersione di una seconda parte pianistica che sembra navigare su un mare ipnotico di suoni digitali.
Su “Shining Waves” si movimenta la liquidità sonora della scrittura pianistica che diventa più articolata. Il pianismo dell’artista di manifesta in tutta la sua maestria, creando un piano sonoro che si muove sopra le onde dello strumento stesso trattato. “Icy breath” ci trasporta sui paesaggi invernali della tundra ghiacciata, i cristalli sonori del pianoforte si contrappongono al soffio del vento gelido, in “Mystery” il fiato diventa inquieto, cluster di pianoforte sono al centro del trattamento sonoro, l’atmosfera evocata si fa oscura.
Su “Rebus” ascoltiamo il piano diventare percussione e drone, l’autrice parte con un’esposizione tematica di pianoforte che diventa sempre più rumoristica disintegrandosi al centro e nella coda del brano.
“The Abyss” indaga sul grande mistero del pianoforte, delle sue risonanze di ghisa e legno, delle sue vibrazioni sconosciute, è il viaggio alla ricerca del monolito kubrickiano sepolto all’interno dello strumento. Vengono attraversati sentieri e valli sconosciute, frammenti melodici e accordi enigmatici, il respiro della cassa, le armoniche che il digitale esplicita costituiscono le cortine di suono che ricoprono lo spettro sonoro.
Un lavoro decisamente originale e intelligente, che pur inserendosi nella cosiddetta “ambient” o “drone” music è in realtà portatore di un disegno preciso e audace, in cui emerge tutto lo spessore di un artista di estrazione classica e dalle molteplici influenze culturali. Un capitolo di un progetto vasto e complesso che ricolloca uno strumento tradizionale al centro del processo di ideazione della musica digitale contemporanea.

Alessandro “Amptek” Marenga